Marco Biondi | Frattura del polso
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Frattura del polso

Frattura del polso

Le fratture del polso sono molto frequenti sia tra i bambini che tra le persone adulte, specie gli anziani con osteoporosi. La causa è spesso rappresentata da una caduta sul palmo della mano atteggiata a difesa, oppure da un trauma diretto al polso a seguito di un incidente stradale o un trauma sportivo. Il polso con frattura presenta da subito dolore esacerbato dal movimento, gonfiore e talvolta una deformità già da subito evidente.

Il trattamento delle ossa rotte segue una regola di base: i pezzi rotti devono essere rimessi in posizione oppure mantenuti in una posizione accettabile impedendo che si spostino fino a quando non sono guariti. Varie sono le opzioni di trattamento per una frattura di polso e la scelta dipende da molti fattori, tra cui il tipo e la sede di frattura, l’età e le richieste funzionali del paziente, oltre alle preferenze personali del chirurgo di riferimento.

Chi colpisce e perché si verifica?

Il polso è un’articolazione complessa, formata da 8 piccole ossa del carpo che si articolano tra di loro e con le due ossa dell’avambraccio: il radio e l’ulna. Le fratture di polso coinvolgono nella maggior parte dei casi il radio e l’ulna, ma possono interessare anche tutti quei piccoli ossicini del carpo ed i relativi legamenti. Queste fratture sono maggiormente frequenti tra i bambini e gli anziani. In quei pazienti di età superiore ai 50 anni colpisce prevalentemente le donne con osteoporosi. L’incidenza di queste fratture è in continuo aumento negli anziani, per l’aumento dell’aspettativa di vita e della qualità di vita, con una popolazione sempre più attiva.

Tipicamente il meccanismo di lesione consiste in una caduta con la mano atteggiata a difesa. Incidenti stradali, incidenti sportivi e infortuni sul lavoro possono portare a fratture semplici e complesse.

Quali sono i principali sintomi?

I pazienti noteranno immediatamente un forte dolore associato a tumefazione e talvolta ad una deformità evidente sul dorso della mano e del polso. Il movimento spesso aumenta il dolore.

L’esame clinico

Una frattura di polso non è difficile da identificare in un paziente con storia di trauma. L’esame clinico da parte del medico includerà la valutazione del dolore, del movimento, di eventuali deformità e “scricchiolii” alla palpazione. Il medico valuterà la sensibilità della mano, per garantire che nessun nervo sia stato ferito. Per assicurarsi che nessun tendine sia stato lesionato è importante valutare il corretto movimento di flesso-estensione delle dita. Molto rapidamente al paziente potrà essere posizionata una stecca di immobilizzazione temporanea per dare comfort e sollievo dal dolore.

Indagini

Semplici radiografie sono il cardine dell’indagine ortopedica. Queste mostreranno il tipo di frattura e permetteranno di distinguere tra fratture composte e scomposte, che a loro volta possono essere schematicamente suddivise in due principali gruppi, a seconda del coinvolgimento o meno della superficie articolare: le fratture intra-articolari e le fratture extra-articolari. Quest’ultime presentano tipicamente una prognosi migliore e il più delle volte possono essere efficacemente trattate conservativamente in gesso. Al contrario, le fratture che coinvolgono l’articolazione, presentano una prognosi più sfavorevole ed il corretto allineamento articolare è alla base di un buon intervento chirurgico. Spesso, le fratture vengono indagate e approfondite con scansioni TAC per valutare il grado di scomposizione delle fratture e per programmare un corretto intervento chirurgico di riduzione e osteosintesi.

Trattamento non chirurgico

Fratture semplici non eccessivamente scomposte possono essere trattate in modo conservativo, con immobilizzazione in gesso per circa 30gg. Il trattamento non chirurgico viene riservato alle fratture semplici, ma anche alle fratture complesse di pazienti con minori richieste funzionali. Il tipo di trattamento deve essere discusso attentamente con il proprio ortopedico.

Trattamento chirurgico

Sebbene nei pazienti giovani il corretto ripristino dell’anatomia articolare sia molto importante per evitare l’insorgenza di un polso doloroso, deformità estetica e artrosi post-traumatica, nei pazienti anziani un difetto di allineamento articolare è maggiormente tollerato. Nei pazienti anziani la scelta del trattamento chirurgico è quindi basata soprattutto sul livello di richiesta funzionale e di attività del paziente, nonché su motivi estetici. L’intervento si basa su un’incisione sul lato palmare del polso (talvolta sul dorso), nell’esposizione della frattura e nel riposizionamento dei frammenti nella giusta posizione. I frammenti del polso vengono quindi riallineati, fissati e stabilizzati attraverso alcuni dispositivi come piccole placche e viti. 

Negli ultimi cinque-dieci anni si è assistito allo sviluppo di speciali placche, adatte ad ogni tipo di frattura e che consentono la riparazione in una configurazione estremamente stabile, anche in presenza di osso sottile e di scarsa qualità. Ciò permette un rapido recupero ed una precoce mobilizzazione del polso nell’immediato postoperatorio, con conseguente migliore e precoce risultato funzionale.

Riabilitazione post-operatoria

I pazienti che hanno subito un intervento chirurgico utilizzando una placca di ultima generazione possono iniziare a muovere il polso entro le prime 2 settimane dall’intervento chirurgico. Inizialmente l’obiettivo principale del fisioterapista consiste nel recuperare l’arco di movimento e trattare l’edema. Il paziente potrà ricominciare precocemente ad usare la mano per le normali attività di vita quotidiana. Dopo 4 settimane il paziente dovrà eseguire un controllo radiografico prima di riprendere attività più pesanti che richiedono maggiori sforzi.

Ritornare alle attività della vita quotidiana

Un trattamento in gesso può causare problemi funzionali per le prime sei settimane, come una rigidità post-frattura. Tuttavia, un intervento chirurgico precoce può consentire un più rapido ritorno alle attività della vita quotidiana, inclusa la guida e il ritorno alle normali attività lavorative.

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